Il
Papa che amava soggiornare a Santa Marina
di Angelo Guzzo
Di lui i romani dicevano che se sua madre avesse previsto il suo futuro lo avrebbe strangolato nella culla. L'uomo era Gian Pietro Carafa, che fu papa, col nome di Paolo IV, dal 23 maggio 1555 al 18 agosto 1559.
Nato a Capriglia Irpina il 28 giugno 1476, apparteneva alla nobile e potente famiglia napoletana dei Carafa della Spina che, tra i numerosi feudi, possedeva anche quello di Policastro Bussentino. E proprio qui, esattamente a Santa Marina, caratteristico borgo collinare affacciato sul Golfo, oggi sede comunale e all'epoca luogo di soggiorno estivo dei Carafa, sembra che il futuro papa abbia trascorso alcuni periodi della fanciullezza, nell'ex palazzo Mazzei, in compagnia dello zio Oliviero Carafa, potente cardinale e suo mentore.
Tra i pontefici più discussi della storia della Chiesa, Paolo IV è ricordato
soprattutto per l'estremo rigore con cui volle combattere l'eresia e il suo papato indicò, per molti
versi, le linee guida dell'azione della Chiesa romana contro gli eretici nei decenni successivi.
Istituì l'uso dei tribunali dell'Inquisizione e diede avvio ad una feroce repressione di ogni voce
dissenziente, senza distinguere tra eresia, buona fede e desiderio di riforma.
Autorizzò anche la tortura, della quale i tribunali fecero massicciamente uso e, sotto la sua
guida, la congregazione del Sant'Uffizio ampliò i suoi poteri e le sue competenze, Nella
sua fanatica concezione della dottrina cristiana-cattolica, adottò provvedimenti
restrittivi anche contro gli Ebrei, rinchiudendoli nei ghetti e costringendoli ad indossare un cappello
giallo e fece pubblicare, nel 1559, il primo Indice dei libri proibiti. Nella lista finirono opere di
Erasmo, Rabelais, Boccaccio, Machiavelli, Masuccio Salernitano e persino Enrico VIII, i
cui "Sette sacramenti" erano piaciuti moltissimo a Leone X, che in pieno Concistoro aveva
sostenuto fossero un dono caduto dal Cielo Fu da questi biechi comportamenti che nacque la
cosiddetta "Controriforma".
Oltre ad essere intransigente in materia di disciplina religiosa, Paolo
IV si fece interprete dell'antispagnolismo e cercò di contrastare con le armi il
possesso del Regno di Napoli a Filippo II, che lo aveva avuto in successione da Carlo V nel 1556.
Tormentato dai reumatismi, ma deciso nei gesti, Paolo era alto, dall'aspetto severo e con la voce profonda
che incutevano rispetto e timore. Spesso, nella foga che lo invadeva, gli capitava di colpire
involontariamente quelli che gli stavano accanto.
Quando morì, il 18 agosto
1559, si dice che i romani si abbandonarono ad una sorta di furore incontrollato. Distrussero la statua del Carafa
posta in Campidoglio e incendiarono l'edificio dell'Inquisizione. Fu sepolto, pare, di
nascosto, nei sotterranei del Vaticano e solo alcuni anni dopo, per mano di Pio V, Papa
Santo, le sue spoglie trovarono una sepoltura più consona ad un Pontefice nella Chiesa di Santa
Maria sopra Minerva.
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Giuseppe Giudice
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